giovedì 5 luglio 2012

Come pubblicare non a pagamento (2a parte)

La prima volta che ho incontrato il mondo dell'editoria a pagamento, meglio conosciuta come EAP, risale a quasi vent'anni fa. Eravamo nei primi anni novanta e internet per me esisteva solo nel computer dell'università, che si poteva consultare un massimo di due ore a settimana, posto che si trovasse uno spazio nella rubrica della segreteria studenti, dove si registravano le prenotazioni.
Avevo appena terminato la redazione di un romanzo di fantascienza, il mio primo libro, e ne avevo stampate una lista di copie con la mia stampante ad aghi a modulo continuo. Sembra preistoria vero?
Non esistevano liste di editori sui forum o meglio non esistevano i forum , si parlava solo di bulelttin board, e io non ero ancora così sgamato con internet da trovarli.
Andai quindi al salone del libro di Torino, che era alla sua quarta o quinta edizione.  Presi il catalogo degli espositori, dopodichè selezionai quei 20/30 editori che mi sembrava avessero in catalogo autori misconosciuti, e possibilmente qualche titolo di fantascienza. Imbustai le mie copie stampate e inviai speranzoso agli indirizzi del catalogo.
Molte cose sono cambiate negli ultimi 20 anni ma l'idiosincrasia degli editori a rispondere alle proposte editoriali degli scrittori esordienti, non è cambiata.
Ricevetti infatti pochissime risposte e soprattutto solo una di queste risposte negative mi faceva per lo meno capire che l'editor avesse valutato seriamente il romanzo. Diciamo che almeno qualche tempo fa avevano la scusa del costo di scrivere una lettera e spedirla per posta, oggi con le email il loro silenzio, a me, è meno chiaro.
Comunque un giorno di ottobre (me lo ricordo ancora, strano vero?) ricevetti una bella lettera dove una casa editrice si dichiarava disposta a pubblicare il mio capolavoro. Potete immaginare la gioia con cui accolsi la notizia, un futuro da autore mi si apriva davanti, il sogno della vita che si avverava al primo romanzo scritto...
L'editore era di Milano, così fissai un appuntamento, presi il treno da Torino, e mi recai trepidante per quello che immaginavo fosse il primo passo nel mio sogno. Scoprii presto però che il sogno era in realtà un incubo. Per la modica cifra di 1.200.000 delle vecchie lire questo sedicente signore era disposto a stampare un tot di copie e a distribuirle a suo dire, su tutto il territorio nazionale, dalle edicole alla biblioteca dell'accademia della crusca.
Io studiavo all'epoca economia e commercio, avevo 22 anni e neanche mi immaginavo che esistesse il mondo dell'editoria a pagamento. Però per come me la raccontava questo tizio sembrava una cosa ovvia, che tutti i più grandi scrittori si fossero dovuti piegare all'inizio della loro carriera a pagare un contributo per sostenere la prima stampa, ecc ecc.  E probabilmente mi sarei lasciato convincere da questo incantantore di serpenti senonchè due semplici considerazioni mi fecero desistere:
  • non avevo 1.200.000 lire (600 euro per i giovanissimi)
  • parlando con l'editore capii che non aveva la minima idea di cosa ci fosse nel mio libro. Non l'aveva letto!
Gli feci qualche domanda più specifica e questa sua totale indifferenza verso il mio scritto, che cercava farraginosamente di dissimulare, mi colpì e mi schifò a tal punto che, lasciato quell'ufficio, visto che non ricevetti altre proposte, decisi che la scrittura e il mio sogno forse potevano aspettare.
Poi è passata un po' di acqua sotto i ponti e nel 2011 mi sono riaffacciato al mondo dell'editoria, proponendo un nuovo manoscritto. Questa volta però mi sono scaricato tutte le liste degli editori non a pagamento prima di decidere a quali inviare il mio manoscritto, ce n'è una molto aggiornata su Writers Dream. Ciononostante mi sono ugualmente imbattuto in qualche proposta di contributo, poichè molti editori praticano il "doppio binario", nel senso che gli esordienti pagano, mentre gli autori affermati no.
Poi, tra alcune proposte, e tantissimi silenzi, ho trovato Michela, ed ora eccomi qui, passato dallo status di aspirante scrittore a quello di scrittore...ma questa è un'altra storia.
Quindi per concludere sconsiglio di comprare i vostri sogni per quattro soldi, anche perchè una volta monetizzati pure quelli, cosa vi resterà?
Sapete come chiamano l'EAP in UK? Vanity Press. Un termine veramente azzeccato, non è editoria, è solo indulgere alla propria debolezza e alla propria vanità.
Un'ultima considerazione a chi ha pubblicato a pagamento: io non giudico negativamente la vostra scelta, ognuno ha diritto di spendere i propri soldi come crede. E poi chissà magari la vostra idea è quella giusta, chi può sapere nel magico mondo dell'editoria cosa serve e cosa no?
Anch'io se tanti anni fa avessi avuto in tasca quel 1.200.000 forse avrei pubblicato a pagamento.
Qualche mese fa ho visto una bancarella a un mercatino, vicino a Susa, dove c'era una ragazza che vendeva i suoi libri. Mi sono avvicinato e ho fatto due parole. Questa tizia avrà avuto più o meno 20 anni, e aveva orgogliosamente pubblicato (a pagamento,  conoscevo l'editore) il suo romanzo. Aveva un entusiasmo e una passione che mi hanno colpito tantissimo, e ho comprato volentieri il suo libro. Alla fine, dopo averlo letto, non era neanche male, meglio secondo me di tanta nitta pubblicata dalle major e strombazzata con campagne pubblicitarie milionarie.

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